ILa “I” nello Iaidō si riferisce all’esistenza del corpo e dello spirito

AiLa “AI” si riferisce all’adattabilità di entrambe nel cambiare situazione

DOIl “DO” nello Iaidō si riferisce all’arte che diventa la strada della vita

L’ideogramma “I” si riferisce ai numerosi e differenti atteggiamenti corporei che possono essere assunti in presenza di un elevato stato di motivazione interiore.
Motivazione caratterizzata da una decisa volontà: quella che spinge ad agire con un infallibile convinzione che quello che si sta facendo è giusto.
Nello Iai-dō, le posizioni fisiche del corpo rappresentano un flusso prestabilito di azioni legate ad un particolare tipo di atteggiamento mentale compreso in un profondo senso di tranquillità.
In questo stato di calma, la mente trova rifugio dai pensieri distraenti,eventi ed emozioni snervanti.In termini generali, l’ideogramma “I” rappresenta le manifestazioni fisiche del corpo e della mente umana unite nell’azione, o quando a riposo, “I” è quello che indica direttamente il “se stesso”.
Il completo controllo della mente e del corpo per una particolare occasione e un particolare posto nel tempo, come suggerito dall’ideogramma “I” è legato ad “AI”, un ideogramma che definisce l’abilità di una persona ad adattarsi rapidamente a qualsiasi circostanza possa capitare nella vita.

AI” è simbolico di un atteggiamento che reagisce, atteggiamento mentale caratterizzato da un grado estremo di flessibilità della mente che si riflette anche sulle azioni corporee.
E questa flessibilità che permette di armonizzare fisicamente e mentalmente con il compagno, le cose, gli eventi.
Questa unione si avvicina intuitivamente all’identificazione del “sé” con la natura e l’universo e con un modo di vita naturale.

DO” significa una vita, una strada da seguire nella vita, ma anche una vita da vivere.
Percorrendo questa via con la determinazione di coltivare se stesso, il DO può alla fine condurre una persona all’autorealizzazione che è la soglia per il Satori, o perfezione spirituale.
Il DO può essere ottenuto solamente attraverso un lungo processo di allenamento fatto di sforzi persistenti e pratica rigorosa, per ricercare lo stato di perfezione individuale che riflette il primario e unico vero scopo di tutti i sistemi del Budō classico. Segue che il mero atto fisico di estrarre la spada nella disciplina Iai-dō, solamente, anche se con notevole perfezione meccanica, non costituisce il vero scopo dello Iai-dō.

Nello Iai-dō l’avversario è il vuoto, ed infatti Iai-dō può avere il significato di “via dell’unione dell’essere” ma anche “l’unità del vuoto e dei fenomeni”. Quando quest’ultima è raggiunta non ci sono più né vuoti né fenomeni. L’ultimo sviluppo dello Iaidō è dunque il “nulla” che allo stesso tempo è il “tutto”.

La pratica dello Iai-dō, richiede una lunga pazienza, duri sforzi ed una perseveranza ostinata.
C’è un vuoto austero che porta in se le sue ricompense.
Non bisogna avere l’idea di ottenere qualche cosa ma essere di fronte alle cose.

Iai-dō e Sho-dō (arte della scrittura) presentano le stesse caratteristiche: stessa disponibilità di spirito, impossibilità di un ripensamento o di esitazione, impossibilità di errore.